La spesa sociale latita… L’Italia indietro rispetto all’UE
Di recente è stato pubblicato un Rapporto redatto dall’Osservatorio nazionale sui servizi sociali territoriali del Cnel: la spesa sociale italiana è solo lo 0,7% del PIL contro una media di 2,1 degli altri paesei dell’Unione Europea.
Non è certo un dato confortante, ma questa il Rapporto 2022 del Cnel intitolato “I servizi sociali territoriali: una analisi per territorio provinciale”, realizzato in collaborazione con Istat sul database informativo 2018 e i trend di spesa 2019 dal gruppo di lavoro composto dai consiglieri Cnel Gianmaria Gazzi, Alessandro Geria (coordinatori), Giordana Pallone, Cecilia Tomassini ed Efisio Espa, dal professore Emanuele Padovani dell’Università di Bologna coadiuvato dal dottor Matteo Bocchino di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Aziendali, e dalla dottoressa Giulia Milan di Istat, non lascia spazio a dubbi l’Italia è molto indietro per quanto riguarda la spesa sociale.
Un terzo rispetto alla media pare in effetti davvero poco, ma non bisogna dimenticare un altro dato fondamentale che emerge da questo studio, ovvero l’abissale differenza tra il più virtuoso nord ed il solito arrancante sud. Dai 583 euro spesi a Bolzano ai 6 a Vibo Valentia il divario è talmente netto da apparire surreale. Nota di merito alla Sardegna che pur non essendo tra le regioni più ricche riesce ad essere la più performante con ben 4 province nelle prime 10 posizioni (Oristano, Cagliari, Sassari e Sud Sardegna, tutte nel range 290-240 euro). Ancora fanalino di coda la Calabria con tutte le province nelle ultime 5 posizioni e una spesa pro-capite che non supera i 25 euro.
Le analisi, va ricordato, riguardano dati del 2019, ma è sconfortante notare come l’umile aumento di spesa medio (+0,48%) non tenga nemmeno il passo dell’inflazione (nel 2019 decisamente più bassa di quella odierna). Tale trend non è omogeneo sul territorio italiano, anzi, ci sono territori che retrocedono. In termini di valori assoluti per abitante, nell’anno considerato l’aumento più elevato si osserva a Gorizia, con oltre 25 euro pro-capite, seguita da Bolzano, Torino, Pistoia, Sassari, Oristano, con incrementi fra i 15 e i 25 euro pro-capite. I decrementi più consistenti si sono registrati a Verona, Grosseto e Trapani, con riduzioni di oltre 25 euro pro-capite.
A fare la parte del leone sono principalmente 3 voci di spesa: famiglia e minori; disabili; anziani, rispettivamente con 2.8, 2 e 1.3 miliardi di euro. Molto più moderate invece le spese per l’assitenza domiciliare.
Questo il commento dei coordinatori del Rapporto Geria e Gazzi:
“Va portato a compimento con urgenza il processo di definizione normativa di tutti i livelli essenziali (Leps) previsto nelle due ultime leggi di Bilancio, e ne vanno definiti ulteriori per minorenni e ragazzi. Le evidenze relative alla rete dei servizi socio-sanitari per gli anziani e tutti gli altri soggetti fragili e non autosufficienti che emergono dal Rapporto attestano la necessità di approvare la riforma organica di sistema dell’assistenza di lungo periodo, attesa da un ventennio e ora prevista dal Pnrr per la primavera 2023”.
E’ possibile leggere il report per intero in formato pdf a questo link.
Davide Cuneo